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simo
00venerdì 3 gennaio 2003 20:56
Questa è la sinistra......

Il primo atto di Lula presidente? Niente armi, i soldi sono per i 3 pasti dei brasiliani

Il neo-presidente Lula, in giacca e cravatta, all’opera su una macchina da cucire, pronto a correggere gli strappi della bandiera del Brasile.

È questa la caricatura, apparsa su alcuni quotidiani locali, che ha accompagnato ieri il primo Consiglio dei ministri del nuovo governo brasiliano nel palazzo di Planalto, dopo l’entusiasmo scoppiato in tutto il Paese per il giuramento di Lula.

L’ex-operaio dello stato di Pernambuco, stretto tra un debito estero debordante e tante speranze da tradurre in realtà, ha deciso di cambiare sul serio: come primo atto governativo, è arrivata la decisione di rinviare di un anno l’acquisto di alcuni caccia supersonici per destinare il miliardo di dollari, destinato alla Difesa, al programma per la lotta alla fame.

«Il presidente Lula - ha detto il ministro della Difesa di Brasilia, José Viegas - ha specificato che non si tratta dell’abbandono del progetto Fx, come è denominato il bando di gara, ma ritiene che una spesa del genere non è adeguata al momento che il paese sta vivendo, e che una cifra simile sarebbe utilizzata meglio nella lotta alla fame. Fino al 2004 adotteremo soluzioni intermedie e preliminari, poi si vedrà».

Dunque, Lula ha iniziato la sua presidenza con un segnale concreto per risolvere il problema della malnutrizione che continua a colpire milioni di brasiliani. «La priorità di questo governo è l’appoggio allo sviluppo sociale e le Forze Armate dovranno dare il loro contributo in questa tappa, riavvicinandosi al popolo», ha dichiarato il ministro Viegas. E dall’Esercito, custode (nel bene e nel male) dei tanti anni di storia brasiliana, è arrivato un «sissignore». «Ci adatteremo alle pretese del governo», ha fatto sapere il comandante in capo dell’Esercito, generale Francisco Roberto de Albuquerque, aggiungendo che le forze armate del Paese sono pronte ad aprire le loro strutture sportive per dare spazio ai calciatori, atleti e sportivi di ogni sorta del Brasile più povero.

Mentre il presidente «calamaro» (Lula, in portoghese) ha iniziato il suo lavoro «per dare una nuova speranza al Brasile» - come ha più volte ripetuto durante la sua lunga rincorsa alla presidenza - tutti gli altri ministri del suo governo si stanno installando nei rispettivi dicasteri. Come nel caso del neo-ministro dell’Economia, Antonio Paolucci, il politico che dovrà dare sicurezza ai mercati internazionali (soprattutto a Wall Street) per convincerli a investire in Brasile.

La borsa di San Paolo gli ha già dato fiducia, facendo subito registrare un confortante +3,5% nei primi due giorni dell’«era Lula». E il dollaro, gioia e dolori per tutto il Sudamerica, ha chinato il capo, almeno per un giorno, al cospetto del Reais brasiliano (-1,42%).

Il «lider maximo» cubano, Fidel Castro - presente al giuramento di Lula - ha già esultato di gioia per la nascita di un triumvirato latinoamericano (lui, Lula e il venezuelano Chavez) contro il neo-liberismo yankee, ma le prime mosse del «calamaro» brasiliano, sul campo minato della politica estera, sono incentrate all’ottimismo e a un’estrema cautela. Chavez, pure lui presente a Brasilia, ha chiesto a Lula di dargli una mano per tappare le falle della crisi petrolifera del Venezuela, dopo un mese di sciopero generale. Lula ha ascoltato e a risposto con un laconico «vedremo» che non delude nessuno. E non allarma la diplomazia statunitense.

Proprio Washington si è fatta sotto con una richiesta di alleanza interamericana col nuovo Brasile, per bloccare i sussidi all’agricoltura. Barriere commerciali che, a Brasilia, sanno troppo di Alca, l’Area di libero mercato delle Americhe. In ogni caso, il dialogo tra i due Paesi guida del continente americano è iniziato.

Quel che è certo, a poche ore dal giuramento di Lula, è che il Brasile sembra sentirsi a suo agio nel nuovo stile di governo, incentrato in atti concreti, evitando azioni spettacolari che, l’indole allegra ma concreta dei brasiliani, non gli perdonerebbe. Per portare avanti l’immane lavoro che lo aspetta, il Pt di Lula, senza maggioranza nel Congresso di Brasilia, ha stretto un’alleanza strategica con il Pmdb (il Partito del movimento democratico brasiliano, di centro).

Speranze e tanta concretezza nel primo giorno di lavoro per l’esecutivo del nuovo Brasile. Un lavoro fatto come solo a queste latitudine riesce. Un esempio? Il discorso programmatico del nuovo ministro della Cultura, il «tropicalista» Gilberto Gil. Dopo il lungo e noioso discorso di addio fatto da Francisco Weffort, il suo predecessore, il cantante è salito in cattedra, con la sua tunica bianca da santone bahiano e con le unghie di porcellane (per quelle mani che regalano musica a mezzo mondo). «Il mio lavoro - ha detto Gil - sarà una sorta di antropologia applicata, portando lo Stato e le industria private della cultura nelle zone più povere del Brasile». Gli astanti lo hanno ascoltato come a un concerto, stregati dalla sua volontà di diventare, come lui stesso ha detto, il «campo magnetico» del governo Lula.

Il «calamaro» ha iniziato il suo viaggio e tutto il Brasile spera in quel sarto, impegnato a rendere più giusta la bandiera verde-oro.
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