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Osea
00lunedì 17 febbraio 2003 02:42

"Né un soldo né un uomo"

di GINO STRADA

Chirurgo di guerra, fondatore di Emergency

La mattina presto abbiamo l'abitudine, qui nell'ospedale di Emergency a

Kabul, di dare una occhiata ai titoli dei quotidiani su Internet. Dalla

prima riga dell'editoriale del Corriere del 2 febbraio vengo a sapere di

essere un Signor Né-Né, neologismo coniato dal Signor Francesco Merlo

nel commentare la dichiarazione di Armando Cossutta di non essere «né

con Saddam né con la guerra».

Così, additato come Signor Né-Né, ho cercato di capire meglio chi sono e

come la penso leggendo il resto dell'articolo. Dopo poche righe ho

scoperto - e mi ha sorpreso - di essere una «scoria del pacifismo», una

«serpe», anzi un «lupo», di più, una astuta «volpe». Mancavano il

dobermann, il grizzly e lo squalo bianco, ma mi sono preoccupato lo

stesso, specie dopo aver saputo, qualche riga più sotto, di essere uno

che «solletica il "me ne frego" irresponsabile, il qualunquismo».

Perbacco, mi sono detto, o qualcosa di simile. Se ha ragione il Signor

Merlo sono davvero in una brutta situazione. Così ho deciso di

verificare se la penso davvero come il Signor Né-Né.

«Né con lo Stato né con le Br»: no, qui il signor Merlo si sbaglia. Da

sempre odio il terrorismo, sono stato contro le Br e per lo Stato. Lo

sarei ancora oggi, in un momento in cui mi sembra che lo Stato italiano

e le sue istituzioni siano orientati in direzioni che non apprezzo.

Rincuorato dal non essere almeno quel tipo di Signor Né-Né, ho

continuato la lettura.

«Né con la Resistenza né col fascismo»: anche qui - ma come è possibile?

- il Signor Merlo si sbaglia. Io sono sempre stato antifascista e ho un

grande rispetto, e anche una grande passione, per lo spirito della

Resistenza che ha portato, tra l'altro, ad elaborare la Costituzione del

mio Paese. E sono talmente attaccato a quei valori e alla Costituzione,

che mi ha indignato il vedere che vari governi italiani - di

centrosinistra e di centrodestra - hanno in passato deciso di portare il

mio Paese in guerra votando contro la nostra Costituzione, che sento

anche mia.

«Né con Hitler né con gli ebrei»: come va giù pesante, Signor Merlo. Io

sono nato dopo la Seconda guerra mondiale, non ho ricordi diretti ma ho

ascoltato storie, letto libri, visitato luoghi. Mi è capitato di

piangere sui luoghi dell'Olocausto - tra le tragedie più grandi nella

storia dell'uomo - come mi è successo anni dopo visitando Ground Zero, e

in altri luoghi a Lei sconosciuti. Non sono mai stato dalla parte di

Hitler - in questo concordo - ma sto, per motivi che le sarebbero

incomprensibili, dalla parte delle vittime. Dalla parte degli ebrei e di

tutti gli altri massacrati con loro dalla follia nazista. Per le stesse

ragioni sto dalla parte delle vittime del terrorismo. E della guerra,

Signor Merlo, che è la più diffusa forma moderna di terrorismo.

E' scandalizzato, Signor Merlo, da questa affermazione? Provi lei a

trovare parola più adatta che «terrorismo» per descrivere una «attività

umana» - quale è la guerra - che uccide e mutila e ferisce e

annichilisce esseri umani, il novanta per cento dei quali civili
innocenti.

Guerra a Saddam, l'anno scorso c'erano i Talebani e Osama, qualche altro

«mostro» è già in fabbricazione. Avanti, alle armi, bombardiamo tutti,

per i prossimi cinquant'anni. Ogni volta, alla fine di una delle guerre

contro i «mostri»... il mostro è ancora lì. Mentre almeno il novanta per

cento delle vittime delle guerre sono civili. Povera gente, che si vede

innaffiata di bombe perché il suo Presidente, di solito, è un dittatore

in disgrazia che ha litigato con gli alleati di prima.

«Effetti collaterali» vengono chiamate, non so se anche lei abbia usato

quel termine. Spero di no. Perché sono certo, Signor Merlo, che lei si

indignerebbe, e soffrirebbe anche molto, nel sentire liquidare la morte

di suoi familiari sotto un bombardamento come «effetto collaterale».

Novanta per cento di vittime civili: è un dato statistico, Signor Merlo,

come lei ben sa. Di tutte le guerre nell'ultimo mezzo secolo.

Ero quasi sicuro, a questo punto, di non avere alcuna delle

caratteristiche del Signor Né-Né, e invece mi è arrivata la mazzata: «Né

un soldo né un uomo». Ebbene, lo ammetto pubblicamente, su questo punto

sono un Signor Né-Né. Credo infatti che l'Italia non dovrebbe fornire né

un soldo né un uomo a nessuna guerra. Anzi credo che il Parlamento

italiano dovrebbe condannare la guerra - non dovrebbe essere difficile,

la Costituzione la «ripudia» - e starne rigorosamente fuori.

Mi piacerebbe, glielo confesso Signor Merlo, che qualche membro del

Parlamento presentasse una mozione proprio come l'ha suggerita lei: «né

un soldo né un uomo» per la guerra. Ci aggiungerei solo «e neppure una

base aerea né un permesso di sorvolo». Vorrei l'Italia fuori dalla

guerra, vorrei vedere etica e umanità, e senso di giustizia, nella

classe politica italiana. Vorrei l'Italia fuori dalla barbarie.

Forse vale la pena di parlare della barbarie, Signor Merlo.

Nel 1996 Madeleine Albright, allora Ambasciatore Usa all'Onu prima di

diventare Segretario di Stato, fu intervistata dalla televisione

americana Cbs sull'embargo all'Iraq. «Abbiamo sentito che mezzo milione

di bambini sono morti in conseguenza all'embargo. Ne valeva la pena, era

necessario?» chiede l'intervistatore.

Risponde la Albright: «Penso che questa sia una scelta molto dura, ma la

posta in gioco... we think the price is worth it ». Pensiamo che per

quella posta ne sia valsa la pena.

La barbarie, appunto. Vede, Signor Merlo, io credo che un cervello umano

normale, di fronte alla domanda «valeva la pena di ammazzare mezzo

milione di bambini?» non possa rispondere «Sì».

Se invece qualcuno lo fa, come ha fatto la Signora Albright, se risponde

«Sì, ne è valsa la pena», io le assicuro, Signor Merlo, di non aver più

bisogno di inventarmi mostri esotici con i quali guerreggiare: il mostro

è già lì davanti ai miei occhi.

E' stato talmente disumano quel progetto di distruzione dell'infanzia

irachena che due responsabili dell'Onu si sono dimessi «per non essere

complici di un genocidio». Cinquecentomila bambini sono stati uccisi in

Iraq tra il 1991 e il 1998 a causa dell'embargo, come confermano

rapporti dell'Onu, documenti accessibili a tutti.

A proposito, di questo ha mai scritto nei suoi editoriali, Signor Merlo?

O crede anche lei che ne sia valsa la pena? In ogni caso, avendo

confessato di essere un Né-Né, almeno su una questione, mi è venuta

anche qualche curiosità. Perché vede, Signor Merlo, i suoi Né-Né

sembrano un pugno di fanatici furbastri, che hanno optato per «il modo

peggiore, il più ipocrita di stare con Saddam».

Anzitutto mi piacerebbe sapere quanti italiani sono dei Né-Né. Quanti di

noi sono contrari alla guerra all'Iraq, a quanti di noi fa schifo la

prospettiva di un nuovo massacro per il petrolio, senza perciò essere

sostenitori di Saddam Hussein? Perché non ce lo dice, Signor Merlo? Lei

ha accesso alle fonti, lei è l'informazione. A me, che sono

semplicemente un chirurgo, risulta che ben oltre i due terzi degli

italiani sono contrari alla guerra. A lei? Questo almeno potrebbe

farcelo sapere, ci sarebbe utile, sapere quanti siamo.

Invece no. Lei preferisce il dileggio, l'insulto; e la retorica: «E'

vero infatti che noi occidentali sappiamo che il pacifismo assoluto è

un'utopia infantile, perché la storia delle relazioni internazionali è

fatta di guerre, e le paci vanno difese con le armi perché rappresentano

la guerra in riposo». Ma lei, Signor Merlo, è sicuro di poter spendere

concetti di questo calibro a nome di «noi occidentali»? «Liberiamoci,

dunque, del signor Né-Né. Per una volta, smascheriamolo "prima"». Ecco:

smascheriamolo, andiamo a vedere il pericoloso filoterrorista nemico

della sicurezza mondiale che si cela sotto le sembianze di Rosy Bindi.

Il che, nel codice di un certo giornalismo, significa di solito via

libera all'insulto, alla menzogna, alla calunnia preventiva:

smascheriamolo «prima».

Mi spiace, Signor Merlo, è troppo tardi.

Già dal 15 febbraio, lei si accorgerà - ma in fondo lei lo sa già, è che

non le va di scriverlo, o a qualcuno non va che lei lo scriva - di

quanti Né-Né ci sono in Italia e in Europa.

Sa, Signor Merlo, ho l'impressione che il partito della guerra del

petrolio - quello di Bush junior della Harken e di Bush papà del Carlyle

Group (dove stanno anche un po' di parenti stretti di Osama), quello di

Dick Cheney della Halliburton, di Condoleezza della Chevron, di Rumsfeld

della Occidental, il vertice della «grande democrazia americana» tanto

per capirci - non passi un gran momento. Forse nemmeno gli amici

«dell'amico George» sono messi molto meglio. Vorrebbero portare l'Italia

in guerra, un'altra volta, e la gente non ne vuol sapere. Imbavagliano

l'informazione in modo da renderla indistinguibile dalla propaganda - ne

sa qualcosa, Signor Merlo? - oppure la gente non li ascolta. Rendono i

telegiornali molto simili al Carosello di buona memoria, eppure le

persone continuano a pensare, a riflettere, a porsi domande.

Arrivano al punto di predire la distruzione di Firenze in diretta tv, e

un milione di persone sfila pacificamente e solidarizza coi cittadini,

tutti insieme contro la guerra.

Che cosa sta succedendo, Signor Merlo, i Né-Né sono sfuggiti di mano,

hanno opinioni diverse da quelle degli «opinionisti»? A un attento

editorialista come Lei suggerirei di stare a vedere cosa succederà in

Italia, Signor Merlo, se il Governo proporrà di entrare in guerra

violando la Costituzione e se il Parlamento lo deciderà, votando contro

l'opinione dell'ottanta per cento dei cittadini italiani.

Ho come la sensazione che non filerà via liscia, che i cittadini si

siano stancati di fare da telespettatori, che i padroni delle testate

debbano rassegnarsi a non essere anche padroni delle teste...



Gino Strada



Osea
00lunedì 17 febbraio 2003 02:44
ammetto
è lungo però.....avevo voglia di metterlo nel forum[SM=g27994]m18:

.Merio
00lunedì 17 febbraio 2003 02:59
Gino Strada...

amiirevole per ciò che fa, detestabile per ciò che dice.
simeone
00lunedì 17 febbraio 2003 19:08
Emanuele Martinelli:

ingiudicabile per ciò che fà, vomitevole per ciò che dice.
simeone
00lunedì 17 febbraio 2003 19:10
scusa merio....
ma certe volte te 'mmazzerio per quanta merda c'hai dentro il cervello.
simeone
00lunedì 17 febbraio 2003 19:26
dedichiamo questo post alla pace


La guerra di Piero


Dormi sepolto in un campo di grano
non è la rosa non è il tulipano
che ti fan veglia dall'ombra dei fossi,
ma sono mille papaveri rossi.

Lungo le sponde del mio torrente
voglio che scendan i lucci argentati,
non il cadaveri dei soldati
portati in braccio dalla corrente.

Così dicevi ed era d'inverno
e come gli altri verso l'inferno
te ne vai triste come chi teme
il vento ti sputa in faccia la neve.

Fermati Piero, fermati adesso
lascia che il vento ti passi un po' addosso,
dei morti in battaglia ti porti la voce ,
chi diede la vita ebbe in cambio una croce.

ma tu non lo udisti e il tempo passava
con le stagioni a passo di "java"
ed arrivasti a varcare la frontiera
in un bel giorno di primavera.

E mentre marciavi con l'anima in spalle
vedesti un uomo in fondo alla valle
che aveva il tuo stesso identico umore
ma la divisa di una altro colore.

Sparagli Piero, sparagli ora
e dopo un colpo sparagli ancora
fino a che tu non lo vedrai esangue,
cadere in terra e coprire il suo sangue.

"E se gli sparo in fronte o nel cuore
soltanto il tempo avrà per morire
ma il tempo a me resterà per vedere
vedere gli occhi di un uomo che muore".

E mentre gli usi questa premura
quello si volta ti vede ha paura
ed imbracciata l'artiglieria
non ti ricambia la cortesia.

Cadesti a terra senza un lamento
e ti accorgesti in un solo momento
che la tua vita finiva quel giorno
e non ci sarebbe stato ritorno.

"Ninetta mia, crepare di Maggio
ci vuole tanto troppo coraggio.
Ninetta bella, dritto all'inferno
avrei preferito andarci in inverno".

E mentre il grano ti stava a sentire
dentro le mani stringevi il fucile,
dentro la bocca stringevi parole
troppo gelate per sciogliersi al sole.

Dormi sepolto in un campo di grano
non è la rosa non è il tulipano
che ti fan veglia dall'ombra dei fossi
ma sono mille papaveri rossi.


L0riS
00lunedì 17 febbraio 2003 22:17
PEACE ON HEART
bellissimo pezzo degli 'U2' .....stanno troppo avanti....[SM=g27994]m1:

raga questi bastardi ci sotterrano a tutti quanti x una puttanata!!!
- Trombetta -
00lunedì 17 febbraio 2003 23:30
mesà che hai ragione

.Merio
00martedì 18 febbraio 2003 03:43
L'impostazione politica di Gino Strada è molto simile a quella di Stalin, Castro, Pyongyang o Mussolini.


simeone
00martedì 18 febbraio 2003 12:57
merio mi fai un favore?
basta a scrive le cazzate, per favore, non so perchè ma quando dici ste cose è come se mi offendessi personalmente.
.Merio
00martedì 18 febbraio 2003 15:25
Io dico solo le cose come stanno. Gino Strada ha il diritto di essere un fascistoide!
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