«IRAQ LIBERO!»: CLAMOROSO, LA STAMPA SAUDITA INVITA SADDAM A DIMETTERSI O A SUICIDARSI

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.Merio
00mercoledì 19 febbraio 2003 07:37
Dal MEMRI (The Middle East Media Research Insitute) un vero e proprio 'scoop' che giunge poche ore dopo la dichiarazione di Pannella in cui il leader radicale ha parlato di "preparativi di golpe a Baghdad"

La proposta-Pannella con la previsione di un esilio con garanzia per incolumità per Saddam Hussein e instaurazione di un governo provvisorio delle Nazioni Unite in vista della transizione democratica a Baghdad ha raccolto autorevolissime adesioni, ma da qualche parte è stata criticata come 'irrealistica', dal momento che l'ipotesi che Saddam possa essere indotto a lasciare il potere era sembrata non praticabile.

Al contrario, un bollettino diffuso dal MEMRI (The Middle East Media Research Insitute) fornisce una dettagliata rassegna stampa in cui si citano diversi interventi su quotidiani sauditi che invitano il raiss di Baghdad a lasciare il potere.

"Il regime iracheno - si legge nel bollettino diffuso dal MEMRI - , simboleggiato e personificato da Saddam Hussein, nelle ultime settimane è stato sottoposto a critiche crescenti da parte dei media sauditi (1). Al di là delle critiche a Saddam e al suo regime, aumentano le sollecitazioni verso Saddam ad evitare al popolo iracheno i disastri e le distruzioni di una guerra, rinunciando alla presidenza e cercando asilo fuori dell'Iraq. Ecco alcuni estratti di tali articoli:

Questi estratti dalla stampa saudita giungono poche ore dopo un comunicato diramato dallo stesso Pannella, nel quale si parla apertamente di 'preparativi di Golpe' a Baghdad, sintomo delle difficoltà in cui il regime di Saddam è costretto in queste ore.

La rassegna stampa del Middle East Media Research Insitute:

Sotto il titolo "Il minore di due mali", lo scorso 1 febbraio 2003, l'editorialista dell’Al-Hayat, Daoud Al-Shiryan, lamenta il forzato dilemma imposto agli iracheni da Saddam. Essi devono scegliere fra il sostegno all’America, che li salverebbe da "un regime dispotico e autoritario" che ha dilapidato la ricchezza nazionale ed “ha praticato una ferocia politica storicamente senza precedenti", o restare in attesa di combattere una battaglia persa nelle trincee di Saddam.

Sotto il titolo "Dimissioni invece della guerra", la signora Huda al-Husseini, editorialista del giornale saudita londinese Al-Sharq Al-Awsat, in un articolo del 10 gennaio 2003 deplora le affermazioni di Saddam su un'altra guerra "vittoriosa" e conclude che le sue dimissioni sono preferibili a qualsiasi guerra.

In un altro quotidiano saudita con sede a Londra, l’editorialista dell’Al-Hayat, Abd Al-Wahab Badr-Khan scrive, in un articolo del 4 gennaio 2003, sotto il titolo "Scenario per una rinuncia", che Saddam si sta preparando ad una seconda "Madre di tutte le battaglie". Avendo perso la prima, Saddam continua a credere che sia stata una vittoria che gli ha permesso di stare al potere. Badr-Khan afferma che in pratica il regime è crollato e che tutti i calcoli di Saddam si sono rivelati sbagliati. L'unico modo per salvare il paese dal totale disastro è che Saddam si dimetta.
Il primo editorialista ad avanzare la possibilità che Saddam possa essere costretto ad un asilo politico era stato Jihad al-Khazen, editorialista dell’Al-Hayat, con un articolo del 19 luglio 2002.

In un editoriale dal titolo “L’attesa storica decisione”, apparso il 25 gennaio 2003 sul quotidiano saudita Okkaz, si suggerisce che per evitare all’Iraq e al suo popolo le tragedie ed i disastri della guerra, sarebbe saggio per il presidente iracheno "prendere una coraggiosa, responsabile e storica" decisione, che darebbe priorità al futuro del suo paese e del suo popolo rispetto al futuro di un regime difficile da difendere o da sostenere".

Citando re Abdallah di Giordania, secondo il quale solo un miracolo può evitare alla regione una guerra, Irfan Nidham Al-Din scrive sull’ Al-Hayat sul sogno di vedere Saddam e le figure centrali del suo regime dare le dimissioni e cedere il potere a un governo di transizione, che risolverebbe le questioni pendenti delle armi di distruzione di massa (10 febbraio 2003).


Il 5 gennaio 2003, con un’iniziativa estremamente insolita, molti intellettuali arabi hanno fatto circolare una petizione che invita Saddam a dimettersi. Per evitare una catastrofe in Medio Oriente, i firmatari "sollecitano l’opinione pubblica araba ad esercitare pressioni per la destituzione dal potere di Saddam Hussein e dei suoi stretti collaboratori, per evitare una guerra catastrofica per i popoli della regione. [Sollecitano anche] l’instaurazione della democrazia a Bagdad e l’insediamento in Iraq di osservatori per i diritti umani dell’Onu e della Lega Araba, per sorvegliare la transizione pacifica dei poteri" (The Daily Star, 6 febbraio 2003).

Tutte queste esortazioni impallidiscono a confronto con un articolo del quotidiano saudita Al-Jazeera apparso il 25 gennaio 2003. Dopo avere analizzato le quattro opzioni del Regno Saudita in merito alla guerra in Iraq, D. Bin Ali Shuwail al-Qarni, presidente del Consiglio della Società saudita per l’informazione e le comunicazioni e professore associato per l’Informazione alla King Sa'ud University, invita Saddam a suicidarsi: "Per quanto riguarda l'Iraq, il cambiamento [di regime] sta inevitabilmente arrivando, con o senza una guerra. Ma quale sarà il destino di Saddam Hussein? Sua Altezza rinuncerà alla sua autorità per evitare uno spargimento di sangue e salvare gli interessi vitali dell'Iraq e anche gli interessi della regione?".
Se Saddam sceglie di non dimettersi, non ha alcuna altra scelta per salvare il mondo da un disastro, dice al-Qarni, "che tendere la mano verso la pistola e spararsi un colpo pietoso che metta fine alla tragedia che lui ha avviato".

Da segnalare, che un'opinione simile è stata espressa alcuni giorni fa (9 gennaio 2003) dal quotidiano governativo egiziano Al-Gomhorriya. Sotto il titolo "Dopo di me il diluvio”, il quotidiano dice che Saddam non se ne andrà in esilio "a meno che non sia esiliato l’intero popolo iracheno". Solo allora "Saddam valuterà se partire dal paese... per godersi ricchezze e piaceri".

Utilizzando il "Writers' Forum" sul quotidiano saudita 'Al-Riyadh, lo scorso 9 febbraio 2003 l'editorialista Badriyah al-Bashar scrive con sarcasmo che Saddam merita un premio per l'intervista con Tony Benn: "Merita un premio perché ha cominciato due guerre: una con l'Iran e una con l'occupazione del Kuwait e con la sua successiva espulsione. Saddam merita un premio perché immaginava che la storia di Bagdad fosse cominciata solo 34 anni fa, il giorno in cui prese il potere e distrusse la cultura di Bagdad...Merita un premio per aver provocato la fuga di scrittori e scienziati iracheni e per aver fatto tacere il grido dei Curdi con armi chimiche".
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